Per noi la vicenda della casa di Montecarlo è chiusa qui


di Generazione Italia

Intervista di Fabrizio Roncone per “Il Corriere della Sera” – ROMA – «Mi creda: per noi la vicenda della casa di Montecarlo è chiusa qui».
Onorevole Italo Bocchino, questo lo ha già detto alle agenzie di stampa.
«Non le basta? Allora le aggiungo che, per quanto ci riguarda, da un lato è un problema del signor Tulliani e dall`altro di chi ha strumentalizzato questa vicenda».
Così è piuttosto facile: in realtà, Fini ha ammesso, dopo lunghe settimane, di non essere per nulla sicuro di ciò che afferma suo cognato, Giancarlo Tulliani. Mentre lei, onorevole Bocchino…
«lo cosa?».
Lei, appena giovedì scorso, ad Annozero, da Michele Santoro, ancora sembrava piuttosto certo dell`estraneità di Tulliani.
«No no… ricorda male».
Non credo.
«E invece sì».
Mi spiace: ma ricordo bene.
«Ricorda male. Infatti quanto ho sostenuto ad Annozero è ancora validissimo».
Ne è sicuro? «Allora, io sostenevo due cose. La prima: il documento che coinvolge il signor Tulliani arrivato da Saint Lucia è frutto di un`operazione di dossieraggio, a cui ha lavorato Valter Lavitola, amico personale di Berlusconi, tanto amico da averlo accompagnato, nel giugno scorso, in Sudamerica, e da essere ricevuto poi a Palazzo Grazioli venerdì mattina, poche ore dopo il mio intervento ad Annozero».
Lei parla di dossieraggio perché è ancora convinto…
«E il punto due del mio ragionamento: intanto il documento è anomalo, irrituale. Da Saint Lucia giunge poi a un giornalista in Honduras, che lo fa avere a due giornali di Santo Domingo. I quali, pur essendo in concorrenza, pubblicano lo stesso articolo. Segnalato, in Italia, al sito Dagospia e ripreso, infine, dai giornali …».
Questa è la cronaca dei fatti, onorevole.
Ora c`è Fini che sostiene di non fidarsi del cognato.
«Senta, i dubbi possiamo averli anche noi…».
Beh, onorevole, allora scusi se insisto: però lei e Briguglio, fino all`altro pomeriggio, avete sostenuto di avere elementi solidi per dire che Tulliani fosse estraneo alla vicenda…
«Eeeh… Mi ascolti: ammesso che ci sia lui dietro le società off-shore, per me, per noi l`azione grave è quella di dossieraggio attuata per danneggiare l`immagine di Fini».
Fini ha ammesso una sua possibile «leggerezza».
«Fini, in modo anglosassone, si è assunto tutte le sue, eventuali responsabilità».
Nei Paesi anglosassoni i leader non spediscono video-messaggi.
«Ah no? E che fanno?».
I leader anglosassoni si lasciano intervistare dai giornalisti.
«Non era previsto un interrogatorio di Fini, ma un suo chiarimento. Abbiamo fatto una scelta di marketing, scegliendo lo strumento più moderno».
Perché Fini ha atteso tanto per ammettere di non essere certo dei comportamenti di Tulliani?.
«Perché non immaginava che un fatto di piccola importanza, su cui anche lui poteva già avere dei sospetti, portasse a questa violentissima offensiva mediatica da parte dei giornali che fanno riferimento a Silvio Berlusconi».
Comunque sorprende che un cognato trentenne possa risultare così ingombrante per il presidente della Camera.
«Beh, adesso, dopo tanti titoli e titoloni da guerra, è piuttosto automatico e facile pensare una cosa del genere…».
E vero che Tulliani, fino all`ultimo, nella notte tra venerdì e sabato, ha chiesto a Fini di essere coperto? «No. Assolutamente no. Lui a Fini ripeteva: “Mi chiedi la verità? E io ti dico: non sono io il proprietario di quella casa; e in più ho anche un regolare contratto di affitto”».

Parole che a Fini, comprensibilmente, non sono bastate. Quali sono, attualmente, i rapporti con il cognato? «Diciamo che Fini è molto arrabbiato con tutta la situazione».

Berlusconi, osservando il video-messaggio di Fini, avrebbe ironizzato, sostenendo che sembrava di vedere Scajola.

«Berlusconi, evidentemente, non ha saputo apprezzare il grande elemento di novità introdotto da Fini, il quale ha detto di aspettare che la magistratura faccia il suo corso, senza sostenere, a differenza di qualcun altro, che i magistrati sono pazzi o, nel migliore dei casi, corrotti».

Mercoledì prossimo, in aula, sarà dura.

«Mancano due giorni. E due giorni sono tantissimi, in una situazione di questo tipo. E una questione di numeri, no? Beh, mercoledì vedremo quali sono quelli veri, autentici».

Alcuni osservatori temono che la partita tra Fini e Berlusconi, e quindi la sopravvivenza del governo, possa volgere alle sue fasi conclusive.

«L`esito di questa partita non dipende da noi».

E da chi? «Da Berlusconi. Se va avanti con la guerra, è chiaro che crolla tutto. Se invece decide di dare ascolto a Gianni Letta…».

(L’onorevole Italo Bocchino parlava al telefonino, in viaggio tra Torino e Brescia. Per quel po` che si è potuto intuire dal tono della voce e dalla nettezza, dalla rapidità con cui rispondeva, è parso tutt`altro che in apprensione, o stanco).

Nessun commento:

Posta un commento