Si terrà all’interno della Prima Convention di Futuro e Libertà il primo incontro con tutti gli eletti di FLI negli Enti Locali.
Appuntamento per tutti sabato 6 Novembre, ore 12, a Umbria Fiere, la struttura che ospiterà la Convention di FLI. Insieme a tutti voi avrò il piacere di immaginare il ruolo degli eletti negli Enti locali all’interno del nuovo partito, le priorità da affrontare, la struttura e la rete che necessariamente dovremo creare.
Ma soprattutto tutti insieme immagineremo le battaglia fondamentali che Futuro e Libertà dovrà affrontare negli Enti Locali, dove il politico è maggiormente vicino al cittadino, al territorio.

A Perugia dovremo assumerci, dinanzi all’Italia, le nostre responsabilità


di Carmelo Briguglio (dal sito di Generazione Italia)

Faccio una premessa: se siamo usciti dal Pdl e abbiamo deciso di dare vita a Futuro e Libertà è perchè ci siamo lasciati dietro le spalle, personalmente senza remore e senza rancore, un “partito personale” dove solo discutere o criticare era considerato un atto di lesa maestà. Il fermo-immagine di Fini col dito puntato su un Berlusconi in posa padronale nella direzione Pdl del 22 aprile scorso, è eloquente e vale più di cento discorsi. E ancor più vale il dossieraggio al quale Gianfranco Fini è riuscito politicamente a sopravvivere. Giorni nei quali, sia detto con franchezza, da parte di alcuni amici filogovernativi tout court, sarebbe stato giusto aspettarsi qualche parola in più. Sotto i colpi e le intimidazioni dei giornali presidenziali, ho visto più di una volta il coraggio e la dignità sopraffatti da piccoli e grandi timori e opportunismi. Per questo, la nuova area politica, culturale e di opinione che a Perugia nascerà intorno a Fini, non può non avere nel suo dna un principio fondamentale che è quello della discussione libera, aperta, leale. Senza finzioni, senza personalismi e nel rispetto di tutti e di tutte le posizioni. Ciascuno sia libero, al vertice e alla base, di dire la sua e lo faccia con la reciprocità di chi sa di possedere non una verità, ma come ci insegna Nietzsche una interpretazione, solo una interpretazione da confrontare con quella degli altri. Poi una classe dirigente, come anche il nostro popolo, devono sapere costruire con il leader una sintesi politica e una decisione unitaria. Motivo per il quale considero un errore politico, ancor più che un deficit di gentlemen agreement tra noi, quando si spara a zero contro un’opinione e chi la esprime, fosse pure una tesi estrema o un paradosso, come ama fare il nostro Fabio Granata, che talvolta può avere ragione, talvolta no come capita a tutti, ma che non dice mai nulla di banale o di non meritevole di un confronto. Adesso dico la mia sull’oggi : noi non abbiamo alcuna spina da staccare, perchè la spina se l’ è staccata Berlusconi da solo. E lo ha fatto in questi mesi con alcuni gesti politici. Il primo: espellendo Fini e i finiani dal Pdl il premier ha mutato natura e composizione del partito di maggioranza che aveva vinto le elezioni del 2008, quando tutte le liste del Pdl in tutta Italia vennero guidate come capilista da Berlusconi e da Fini. Il secondo: Berlusconi ha tentato di cambiare la maggioranza che aveva vinto le elezioni tentando inutilmente (emblematica la disastrosa cena a casa Vespa) di sostituire Fini con Casini, del cui partito è riuscito ad acquisire solo un pezzetto, l’attuale partitino di Cuffaro , Romano e Mannino, eletti nell’opposizione ora passati in maggioranza. Terzo, gravissimo. Ha provato a licenziare Fini da presidente della Camera, rompendo così il patto di governance politico-istituzionale, premier-presidente della Camera, che era il fondamento e la proiezione dell’accordo politico su cui era fondata la vittoria elettorale di due anni fa. Questo il processo politico scatenato dal presidente del Consiglio che ci ha portato a un epilogo , quello che stiamo vivendo. E che dobbiamo sapere leggere. A un mese dalla fiducia che abbiamo rinnovato all’esecutivo, non c’è stato alcun miglioramento dell’azione di governo che anzi è paralizzata, come ha dovuto constatare la stessa presidente di Confindustria. E il caso Ruby, a mio parere, è il segno che noi, noi di Futuro e Libertà, non possiamo più stare in questo esecutivo e nemmeno con questo presidente del Consiglio, inadatto a svolgere funzioni di governo e responsabile della crescente perdita di prestigio dell’Italia nel mondo. E allora che fare? Innanzitutto bisogna uscire dal governo. Il tempo è scaduto e non possiamo condividere la responsabilità politica del governo Berlusconi-Tremonti-Bossi, con il quale abbiamo poco da condividere. E dobbiamo separare il nostro destino da quello di un premier che non ha più nè il sostegno nè la stima del mondo dell’economia, nè della Chiesa cattolica, nè delle cancellerie europee e occidentali, nè del blocco sociale che lo ha sostenuto in questi anni. Sono convinto che Berlusconi abbia perso anche il consenso politico e personale della maggioranza del popolo italiano. Che fare dopo, lo dovremo decidere tutti insieme a Perugia in questo week end. Non sarà l’ennesima passerella, ma una vera e grande agorà, un’assemblea politica in cui ciascuno – e saremo tanti – potrà dire la sua e indicare a questa nostra comunità nascente il senso di marcia. Dovremo chiederci quanto valgono ancora i vincoli del patto con gli elettori che stiamo osservando noi e non Berlusconi. E ancora se ha un senso fare i donatori di sangue nei confronti di un capo del governo che è diventato motivo di disagio e di imbarazzo per tutto il Paese. Nella nostra convention tutti noi dovremo assumerci, dinanzi all’Italia, le nostre responsabilità. E Fini dovrà assumersi la sua che non è solo quella di guidare Futuro e Libertà a un traguardo politico, ma di trovare la via per guidare l’Italia verso l’uscita dal berlusconismo, verso una grande stagione di cambiamento.

Bagno di folla per Fini a Roma


di Potito Salatto (eurodeputato e coordinatore romano di Generazione Italia)

La manifestazione era fissata per le 10 ma già mezz’ora prima dell’inizio abbiamo dovuto aprire altre sale dell’Adriano perché quella principale, la più grande, non bastava a contenere la folla arrivata per assistere all’incontro tra Gianfranco Fini, i circoli di Generazione Italia e gli amministratori di Fli del Lazio e di Roma. Solo posti in piedi insomma e una calca esterna al cinema che non riusciva a entrare. Ecco i frutti copiosi di una complessa e ben coordinata organizzazione, a cui hanno contribuito attivamente anche gli onorevoli Claudio Barbaro e Aldo Di Biagio. E dire che era domenica mattina, che di mezzo c’era un ponte e che il tempo era tutt’altro che clemente. Ma si sa, l’entusiasmo della capitale non bada a questi dettagli.
Viste le premesse, è chiaro che si è trattato di un successo. Per la risposta della gente, tirando le somme saremo stati più di duemila, ma anche per la sfilza di nomi di rilievo che sedevano nelle prime file. Tra i presenti c’erano infatti il consigliere regionale Rocco Pascucci dell’Mpa e gli onorevoli Luca Barbareschi, Giuseppe Consolo, Candido De Angelis, Donato Lamorte, Chiara Moroni, Flavia Perina e Cosimo Proietti.
Sul palco, oltre a me, si sono avvicendati Antonio Buonfiglio, coordinatore di Generazione Italia nel Lazio, Italo Bocchino, capogruppo di Fli a Montecitorio e Adolfo Urso, coordinatore nazionale del comitato promotore di Fli. Poi, dopo l’inno nazionale, ha parlato Gianfranco Fini ricordando le tre priorità che sono le fondamenta di questo nuovo movimento. L’idea di nazione, innanzitutto, ma senza un ancoraggio eccessivo al passato, bensì con l’ambizione di guardare avanti. La legalità, contro le logiche imperanti dell’impunità e dell’immunità. Terzo, il lavoro perché in grado di produrre quella ricchezza reale che è la precondizione della giustizia sociale.
La forza di questi appuntamenti sono i temi che vengono messi sul tappeto, la capacità di parlare al Paese reale dopo averne ascoltato attentamente le richieste. Il movimento che sta nascendo è un bellissimo esempio di democrazia interna, che ha la tendenza a includere anziché escludere, a coinvolgere tutte le forze sociali, siano essi giovani o associazioni, sindacati o singoli. Basta con la sudditanza a cui siamo stati abituati nel passato recente, la parola d’ordine è partecipazione, con alcune semplici regole: la meritocrazia, che premi la coerenza e la professionalità di organi eletti dalla base; la spinta decisa verso una riforma della legge elettorale, perché i candidati alle prossime consultazioni siano scelti e non subiti.
A Roma e nel Lazio in particolare, perché a quella platea abbiamo parlato, nel tempo sono sorti molti dubbi sulla gestione della Regione e del Comune. Mi riferisco alle deleghe ancora non conferite agli assessori, a un piano sanitario non preventivamente condiviso dagli operatori del settore e dagli amministratori locali e a una spartizione delle nomine tra le famiglie, quella stessa parentopolicrazia che ha soffocato tutto il Paese. Per questo sosterremo Alemanno e Polverini, a patto che ascoltino i suggerimenti e le critiche che gli muoveremo. Se non prenderanno atto di questa nostra nuova realtà, dovremo agire di conseguenza.
L’appuntamento al cinema Adriano ha dimostrato, zittendo anche i detrattori, che abbiamo una base di consenso davvero nutrita e vogliosa di dare un contributo attivo a questo nuovo percorso. Con il massimo impegno possibile perché, come diceva De Coubertin: «Nella vita è importante non tanto conquistare ma lottare bene». E stiamo lottando bene. E lotteremo meglio per conquistare ciò che Fini e noi tutti meritiamo.

Dopo l’Adriano e Perugia, apriamo una nuova stagione


dal sito di Generazione Italia

Lo straordinario discorso di Gianfranco Fini all’Adriano ha aperto di fatto, alla vigilia dell’appuntamento di Perugia, una nuova e impegnativa fase nella giovane vita del nostro progetto politico.
Se Fini ha ragione, e ha certamente ragione, a dire che l’Italia è ferma e in profondo declino e che il Governo non è più all’altezza della situazione, dopo Perugia è doveroso e inevitabile immaginare di aprire una fase nuova, nella quale sarà inevitabile e coerente con le nostre posizioni, ritirare la nostra delegazione dal Governo, assicurando soltanto l’appoggio esterno all’esecutivo, al solo fine di affrontare le emergenze reali del paese e le parti condivise del programma.
Su legalità, regole, giustizia non siamo più disposti a cedere di un solo millimetro al cupio dissolvi che sembra caratterizzare l’azione politica di Berlusconi e del Pdl.
Attraverso il ritiro della nostra delegazione appariremo certamente più coerenti sia agli occhi dell’opinione pubblica sia della straordinaria, e nuova, base militante che sopratutto attraverso Generazione Italia, abbiamo aggregato ed entusiasmato e che adesso attende coerenza e segni inequivocabili di rinnovamento nei metodi e negli uomini.
Serve per questo distinguerci con più forza dall’attuale centrodestra e sopratutto non commettere errori nella organizzazione territoriale.
Dobbiamo avere una grande capacità di ascolto della base e di coloro i quali dall’inizio ci hanno sostenuto. In Toscana come in Abruzzo, in Sicilia come in Piemonte non consentiamo il crescere di malumori o polemiche per l’eccessiva apertura verso soggetti e posizioni politiche non in linea con i grandiosi propositi di innovazione e legalità che ci siamo dati.
E’ quella la nostra forza e la nostra garanzia per la prospettiva. Legalità, innovazione, coerenza per costruire una nuova Italia.