Riportiamo dal sito di GenerazioneItalia una parte del discorso del Presidente Fini in conferenza stampa

“Ieri sera in due ore senza poter esprimere le mie ragioni sono stato di fatto espulso dal partito che ho contribuito a fondare perchè ritenuto colpevole di, e leggo il documento che è stato approvato ieri sera, ’stillicidio di distinguo o contrarietà nei confronti del governo, critica demolitoria alle decisioni del partito, attacco sistematico al ruolo e alla figura del premier’, inoltre avrei ‘costantemente formulato orientamenti’ perfino, pensate che misfatto, ‘proposte di legge che confliggono con il programma elettorale’. La concezione non propriamente liberale della democrazia che l’onorevole Berlusconi dimostra di avere emerge anche dall’invito a dimettermi perchè, sempre parole del documento, ‘allo stato è venuta meno la fiducia del Pdl nei confronti del ruolo di garanzia di Presidente della Camera indicato dalla maggioranza che ha vinto le elezioni’. Ovviamente non darò le dimissioni perchè è a tutti noto che il presidente deve garantire il rispetto del regolamento e la imparziale conduzione della attività della Camera, non deve certo garantire la maggioranza che lo ha eletto. Sostenerlo dimostra una logica aziendale, modello amministratore delegato, consiglio di amministrazione, che di certo non ha nulla a che vedere con le nostre istituzioni democratiche. Ringrazio i tantissimi cittadini che in queste ore, comunque difficili, mi hanno manifestato la loro solidarietà e mi hanno invitato a continuare nella difesa di valori irrinunciabili quali l’amor di patria, la coesione nazionale, la giustizia sociale, la legalità. Legalità intesa nel senso più pieno del termine, cioè lotta al crimine, come meritoriamente sta facendo il governo, ma anche legalità intesa come etica pubblica, senso dello Stato, rispetto delle regole. E’ un impegno che avverto come preciso dovere, anche per onorare il patto con quei milioni di elettori del Pdl, onesti, grati alla magistratura e alle forze dell’ordine che non capiscono perchè nel nostro partito il garantismo, principio sacrosanto, significhi troppo spesso pretesa di impunità. Infine ringrazio dal più profondo del cuore, i parlamentari del Pdl che nelle prossime ore daranno vita ad iniziative per esprimere la loro protesta per quanto deciso ieri dal vertice del partito. Sono donne e uomini liberi che sosterranno lealmente il governo ogni qualvolta agirà davvero nel solco del programma elettorale. E che non esiteranno a contrastare scelte dell’esecutivo ritenute ingiuste o lesive dell’interesse generale. Ieri è stata scritta una brutta pagina per il centrodestra e più in generale per la politica italiana. Ciò tuttavia non ci impedirà di preservare i valori autenticamente liberali e riformisti del Pdl e di continuare a costruire un futuro di liberta per la nostra Italia. Grazie”.

Dalla rivoluzione liberale alle liturgie comuniste


“Berlusconi pagherà un prezzo notevole perché è brutta l’immagine di un leader politico che caccia una persona che dice di pensarla in modo diverso da lui e di voler continuare lealmente a collaborare dentro lo stesso partito. Per Berlusconi sarà sempre più difficile porsi come lo stabilizzatore e il riformatore politico di questo Paese e come “rassembleur”: questa è una scelta che lo condanna di nuovo a un’immagine di forte faziosità e di populismo spinto”, dice oggi Giuliano Ferrara intervistato dal Corriere della Sera.
“Il dissenso è ufficialmente bandito. Il monolitismo del Pdl è salvo. Il Partito mistico e sacro amputa l`infezione eretica e si sottomette alla volontà unica e insindacabile del Capo carismatico. Finisce una storia, un matrimonio. Una rivoluzione che doveva essere liberale e si consuma mimando le liturgie epuratrici dei partiti comunisti. Nasce l’epoca dei probiviri buttafuori. Nel «Libro nero» si chiamavano Commissioni Centrali di Controllo. Ma quello era il teatrino della politica“. Pierluigi Battista, oggi nel suo editoriale sul “Corriere della Sera“.
Aggiungere altro è davvero difficile. Inizia una nuova avventura. Nel nome della Libertà. Destinazione futuro.

La differenza tra Fini e Berlusconi


Riportiamo dal sito di GenerazioneItalia un articolo dell'On. Italo Bocchino

E’ il senso di responsabilità la vera differenza tra lo statista e il politicante.
Gianfranco Fini, con la sua intervista al Foglio (che riportiamo integralmente qui sotto) ha dimostrato di avere a cuore l’interesse della Nazione e il grande partito degli italiani che ha contribuito a fondare.
Fini si è detto disponibile a stilare un nuovo patto, resettare tutto e guardare avanti senza commettere gli errori del passato.
Il Presidente della Camera ha posto cinque grandi questioni per costruire un nuovo centrodestra:
- Un nuovo patto di fine Legislatura e un nuovo programma
- Gli Stati generali dell’economia per rilanciare il Paese e renderlo maggiormente competito nello scenario internazionale
- Un codice etico per il Pdl
- Una Commissione per studiare la compatibilità del federalismo con i conti pubblici e la coesione nazionale
- L’azzeramento dell’organigramma di partito.
Da parte d Fini c’è stato un atto di grande responsabilità nei confronti della Nazione e degli elettori. Non sappiamo se dinanzi a questo atto ci sarà una risposta conseguente o l’ennesima dimostrazione di arroganza muscolare.
Siamo comunque sicuri di una cosa: qualunque cosa accadrà, resterà traccia nella storia del nostro paese di chi ha lavorato nell’interesse dell’Italia e degli italiani.

Da “IL FOGLIO” di giovedì 29 luglio 2010
Caro Cav. deponiamo le armi, dice Fini. Conversazione con il presidente della Camera, che invita Berlusconi a”resettare tutto senza risentimenti”. Perché “non abbiamo il dovere di sembrare amici, ma dobbiamo onorare un impegno con gli italiani.
Roma. “Resettare tutto, senza risentimenti”:con questa formula esordisce in una breve conversazione serale con il Foglio Gianfranco Fini, presidente della Camera, leader di una componente del Pdl con la quale la maggioranza berlusconiana è in rotta aperta dopo mesi di roventi polemiche. Che cosa vuoi dire, presidente? `Vuol dire che Berlusconi ed io non abbiamo il dovere di essere e nemmeno di sembrare amici, ma dobbiamo onorare un impegno politico ed elettorale con gli italiani.

Per questo ci tocca il compito, anche in nome di una storia comune non banale, di deporre i pregiudizi, di mettere da parte carattere e orgoglio, di eliminare le impuntature e qualche atteggiamento gladiatorio delle tifoserie. E` l`unica via per evitare che una deflagrazione senza senso si porti via, tra le macerie di un partito e di una esperienza dì governo, la credibilità del centrodestra,prima di tutto nella testa e nel cuore di quanti ci hanno seguito e dato il mandato di rappresentarli. Non ci sarebbero né vinti né vincitori, alla fine della mattanza. Quando dico che si deve chiudere una pagina conflittuale e aprirne una nuova, non faccio appello ai sentimenti, di cui non nego l`esistenza e che hanno la loro importanza per molti di noi; non esibisco né chiedo ipocrisie, faccio invece appello alla ragione, ai fatti, all`analisi politica e alle basi pubbliche e discorsive, intessute di dialogo e di capacità di riflessione comune, di qualunque possibile fiducia tra diverse leadership”.

Osserviamo a Fini che Berlusconi dice di sentire minacciata l`unità del Popolo della libertà e la capacità d`azione del governo, perché sostiene che gli amici politici del presidente della Camera e lui stesso sono passati dal dissenso a una aspra e irrispettosa opposizione sistematica verso di lui come capo dell`esecutivo e presidente dei partito. “Nessuno dei miei amici, tantomeno io, ha mai messo in discussione la leadership di Berlusconi nel partito e nel governo.

Il che non significa, tanto più in tempi così turbolenti e gravidi di incognite, rinunciare alle proprie idee”.

Discutiamo con spirito liberale Come si supera un conflitto tanto duro? “Si prendono le questioni politiche in campo e si discute con spirito liberale, con pazienza, con umiltà e se necessario anche con fervore, ma senza retropensieri, senza farsi condizionare dalle ombre del caratte- re: lo dico per i miei interlocutori e anche per me stesso, naturalmente”.

Da che cosa si parte per resettare? ” L`economia e la condizione della società italiana sono il primo punto. Bersani oggi alla Camera è stato da questo punto di vista convincente: c`è un paese reale che deve essere rappresentato fino in fondo, ci sono problemi sociali, dal mercato del lavoro alle relazioni sindacali, che vanno affrontati con giudizio, ci sono categorie da ascoltare e alle quali fornire risposte, c`è da immaginare di nuovo la condizione in cui il paese possa tornare a crescere e a produrre una ricchezza da dividere. Non mi pare che il leader del maggior partito di opposizione voglia avallare un ritorno agli aspetti più radicali ed estremi di una politica che si illuda di risolvere nei processi e nelle indagini della magistratura i propri problemi.

Se Berlusconi prendesse lui stesso l`iniziativa di grandi Assise per la crescita del paese, lui che di economia ne capisce e che la vive sulla sua pelle di imprenditore, faremmo fare un passo avanti decisivo a tutta la discussione pubblica in atto, e ci sintonizzeremmo con tanta gente che è in ansia e vuole veder risolti i suoi problemi. Non possiamo limitarci a difendere, in modo secondo me sbagliato, gli interessi di chi ha adottato comportamenti antieuropei nel mercato del latte”.

Fini vuole ripartire dalle questioni poste nella direzione, l`unica finora svolta da parte del Pdl. “Ma per resettare, ripeto, non per replicare. Sono due cose diverse. Sono l`una l`opposto dell`altra. E credo che a Berlusconi piacerebbe riacquistare un ruolo centrale di regia per Palazzo Chigi sul tema della crescita, senza che questo significhi emarginazione di un ministro come Tremonti, che ha segnato alcuni successi importanti. Così anche nei rapporti con la Lega: non è punitivo per Bassi che il Pdl riapra una discussione sul federalismo fiscale, con lo scopo di associare governatori e sindaci di tutto il paese alla decisione su quel che si dovrà fare, una decisione che non può pesare solo sulle spalle di Tremonti e Calderoli”.

Opponiamo a Fini un`impressione diffusa, che sia ormai molto più la questione del potere nel partito e quella del rapporto tra legalità e garantismo a dividere i quadri, le truppe e il corpo di base del Pdl. Fini non respinge l`osservazione, ma precisa: “Non tutti i problemi vengono dalle posizioni che ho espresso e che alcuni miei amici nel partito hanno espresso. In Sicilia è una specie di caos politico. A Latina e a Reggio Calabria emergono divisioni profonde ai massimi livelli amministrativi. Un partito deve costruire un suo baricentro, inventarsi un modo per convivere, deve sentirsi diretto entro uno sforzo comune. Anche qui si può resettare tutto, e senza risentimenti.

Berlusconi non ha nelle sue corde il “modello partito”, questo lo so, ma non c`è conflitto tra la sua leadership e un maggiore ordine politico nel Pdl. E a questo si collega anche il fattore della `questione morale`, espressione che per la verità non amo e sa di moralismo vecchio stile, magari di moralismo politicizzato, il peggiore. Vede, garantismo e legalità non sono in conflitto. La mia solidarietà verso chiunque sia colpito da gogna mediatica e da accanimenti palesi è di antica data, e resta intatta, A Napoli ho parlato della stranezza del comportamento di un sottosegretario che si dimette senza avvertire l`opportunità di dimettersi anche da coordinatore regionale: ho invece letto il giorno dopo sul Giornale di famiglia che avevo chiesto la testa di Silvio Berlusconi.

Certo che se poi gli ultras, sempre nemici di ogni buon compromesso politico, riportano al capo che io voglio fare un repulisti giustizialista. allora prevale la logica degli anatemi. Non è possibile equivocare la mia posizione: io ho radici e appartenenza culturali e politiche chiare. Qui sto e qui resto, in ogni senso. Nel senso dello schieramento e delle idee portanti. Poi, certo, penso che dovremmo discutere seriamente di un codice etico, riflettere seriamente su quanto detto ieri dal neopresidente della Corte dei conti, del disegno di legge contro la corruzione, e penso che tutto ciò sia nell`interesse comune di un`impresa comune, quindi anche nell`interesse di Berlusconi. D`altra parte, se la presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno e il ministro Guardasigilli Angelino Alfano si accordano su un testo che libera il governo e la maggioranza dall`assedio, che fa respirare il potere e la libertà del Parlamento, vuol dire che due teste pensano meglio di una, ed è questo che dobbiamo valorizzare. So bene che Roberto Maroni e gli altri uomini di punta del Viminale stanno facendo un lavoro di immensa importanza per la legalità, quella vera, non quella fatta di sole parole. Se avessi dubbi radicali, se davvero fossi sfiduciato e amaro, non direi, anche sulle questioni della legalità, che si può e si deve resettare tutto, per scrivere un nuovo capitolo con un minimo di ottimismo”.

Blog e libertà, appello dalla rete di Rachele Zinzocchi


Nel giorno in cui il Presidente Fini ribadisce con forza la necessità non più rinviabile di un’etica, una legalità indiscussa e inattaccabile da ogni punto di vista per chi sia stato chiamato a rappresentare la pòlis, sentiamo anche noi più forte l’esigenza di dimostrarci coerenti con la mission di Generazione Italia: ascoltare e rispondere agli appelli della Rete. E se sempre più numerosi sono giunti messaggi di plauso anche per i cambiamenti al ddl intercettazioni – realizzati proprio grazie all’inarrestabile impegno dei «finiani» – non possiamo ignorare chi ancora ci chiede di lottare per la «libertà dei blog».
Non entriamo nel merito della questione. Ci limitiamo a registrare e a dar voce, in segno di un dialogo che ci impegniamo a mantenere sempre aperto, democratico, pluralista, rispettoso di ogni educato dissenso, a voci già forti, non necessariamente “schierate” col marchio GI, ma che a noi si sono rivolte. Come Filippo Falleroni, che via Twitter (@ferrara5stelle) ci ha segnalato la lettera aperta con cui lancia l’allarme per l’Italia, che diverrebbe «il primo e l’unico Paese al mondo nel quale un blogger rischia più di un giornalista ma ha meno libertà». «Esigere che un blogger proceda alla rettifica entro 48 ore dalla richiesta», si scrive, «come se fosse un giornalista, sotto pena di una sanzione fino a 12.500 euro, significa dissuaderlo dall’occuparsi di temi suscettibili di urtare la sensibilità dei poteri economici e politici». E ci si richiama anche all’«art. 19 della dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo e del cittadino»: «Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere».
La lettera porta la firma di nomi di calibro come Filippo Rossi e Alessandro Gilioli, Guido Scorza e Vittorio Zambardino, Arianna Ciccone, Fabio Chiusi, Daniele Sensi. Ignorarla sarebbe errore non privo di conseguenze. Che lo scenario politico sia fin troppo caldo – non solo per questo – è sotto gli occhi di tutti. Una riflessione comune a mente fredda potrebbe forse portare risultati in grado di soddisfare l’anima più vitale del nostro Paese, la vera risorsa dell’Italia nel futuro: la Rete, il popolo di Internet. Ci rifletta chi guida l’Italia: se dice di voler «rispondere» alla Rete, stavolta ha l’occasione per farlo davvero.

Fini a Napoli: Legalità sia bandiera del PdL


Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, è intervenuto in collegamento telefonico alla prima convention regionale dei circoli campani di Generazione Italia che si è tenuta questo pomeriggio a Napoli.
Un intervento, quello di Fini, che ha affrontato i temi della legalità, della moralità, e dell’impegno all’interno del PdL .
“La grande questione dell’etica deve essere una bandiera del PdL. La difesa della legalità vuol dire anche non prestare il fianco, in alcun modo a polemiche. Due devono essere le stelle polari: certamente il garantismo, ma c’e’ da chiedersi se è opportuno che chi è indagato abbia incarichi politici. Una necessità – sottolinea il cofondatore del Popolo della Libertà – anche a livello regionale, qui in Campania”. Continuando il Presidente Fini ha ribadito che “quando si pone la questione morale non si può essere considerati dei provocatori e non si può reagire con anatemi o minacciando espulsioni che non appartengono alla storia di un grande partito liberale di massa”. Infine, ha concluso il suo interevento telefonico ribadendo la volontà di “impegnarci
dentro il PdL”. “In questo momento di confusione – aggiunge – è essenziale avere le idee chiare: mantenere l’identità e la nostra casa, perché rafforzare il PdL significa avere meccanismi concordati discussi prima, dato che il Popolo della Libertà è un grande partito che esprime ormai la classe dirigente del Paese”.